Export - Italia un numero ingiustificato di Enti
NOME |
SEDI |
COMPITI |
N° DIPENDENTI |
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SIMEST |
20 REGIONI Abruzzo |
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158 |
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SACE
NB: |
19 SITI (12 in Italia, 7 all'estero) Bari Brescia Firenze Lucca Milano Modena Monza Pesaro Roma Torino Venezia Verona Brasile Cina Russia Sudafrica Turchia |
Prodotti e servizi per sostenere le aziende e le banche nel loro business sul mercato domestico ed internazionale:
(Settore BANCARIO)
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451 |
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ICE |
93 UFFICI |
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450 |
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C.C.I.E. |
76 CAMERE |
IN 51 PAESI Olanda |
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N.D. |
AMBASCIATE E CONSOLATI |
115 AMBASCIATE NEL MONDO |
Ambasciate e Consolati sono impegnati quotidianamente per:
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N.D. |
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Quella sopraesposta è una breve sintesi degli Enti principali che “dovrebbero” aiutare le aziende italiane che esportano e gli Italiani che hanno problematiche all’estero.
In Italia risulta assolutamente evidente che ci troviamo in presenza di un numero ingiustificato di enti, alcuni dipendenti dallo Stato, altri partecipati dalla Cassa Depositi e Prestiti (controllata dal MEF e quindi controllati, anch’essi di fatto dallo Stato), si occupano di sviluppo del commercio italiano l’Estero fornendo (almeno nelle intenzioni o mission che si voglia) i più svariati servizi di consulenza e finanziamento per lo start up di nuove imprese o per l’espansione del proprio business in ambito internazionale.
Il numero di personale coinvolto, escludendo per mancanza di dati i dipendenti delle ambasciate e delle Camere di Commercio estere, è decisamente elevato (solo coi dati a disposizione si raggiungono oltre 1.200 “addetti ai lavori”) con un immaginabile dispendio di risorse sia per le retribuzioni che per il mantenimento e il funzionamento delle strutture preposte.
Alcune di queste organizzazioni, inoltre, come spesso capita negli enti delegati dallo Stato, perdono l’efficienza nel raggiungimento dello scopo, incagliandosi nell’oberante burocrazia che invade la Pubblica Amministrazione ottenendo un effetto contrario e scoraggiante rispetto a quello per cui esistono, costringendo le imprese interessate ad un progetto di sviluppo all’estero, a rinunciarci a priori. Stessi problemi, a volte, sono stati riscontrati a causa dello sfavorevole rapporto qualità/prezzo dei servizi forniti.
Uno in particolare, degli enti sopra elencati, l’ICE, è già stato oggetto di reiterate “minacce di chiusura” a causa della evidente scarsa utilità, in seguito ritrattata come riorganizzazione con un netto taglio al personale ed ai costi di funzionamento.
La realtà è che tali Enti spesso sono di qualche utilità per le aziende di grandi dimensioni che hanno la struttura per dialogare con gli stessi ed anche per sopperire ad eventuali lacune di questi ultimi, mentre per tutto il tessuto delle PMI Italiane, al contrario, la possibilità di essere supportate nel processo di Internazionalizzazione è molto remota.
Facciamo due casi concreti vissuti come professionista.
Una PMI di piccole dimensioni operante nel settore del veicolo industriale con un prodotti di nicchia ma molto appetibili in certi mercati in via di sviluppo vince una gara per la fornitura dei suoi prodotti in Libia. Il cliente è l’azienda petrolifera di Stato con un volume di affari di oltre 2 miliardi di euro, azienda in forte sviluppo e quasi sicuramente di buona solidità. La PMI si rivolge a SACE al fine di ottenere l’assicurazione del credito onde evitare il rischio paese e cliente. SACE tra i documenti necessari per esaminare la pratica chiede gli ultimi 2 bilanci dell’azienda Libica non essendo gli stessi pubblici e gira il problema alla PMI. L’azienda libica nega la consegna dei bilanci alla PMI che non trova canali in grado di fornirgli documenti così semplici, almeno apparentemente, come gli ultimi 2 bilanci aziendali. Morale e finale: la PMI Italiana rinuncia alla commessa che viene acquisita da una concorrente francese dove il sistema paese funziona meglio (magari chi assicura il credito fa il proprio lavoro e si organizza autonomamente per giudicare il rischio cliente senza pretendere adempimenti senza ne capo ne coda al richiedente) e il supporto alla Internazionalizzazione è reale e non solo a parole ed a slogan come in Italia.
Un'altra PMI italiana molto innovativa e con prodotti all’avanguardia e vari brevetti nel settore delle pavimentazioni civili e navali tenta di approcciare il mercato Russo, considerato in forte crescita nei prossimi anni. Alla riunione in cui il potenziale cliente riceve i candidati fornitori i nostri pionieri si presentano con il traduttore locale, e due concorrenti tedeschi e francesi accompagnati dagli attaché delle rispettive ambasciate, ed uno di questi anche dal responsabile della principale banca del Paese di origine in zona. Cosa si saranno detti nel corso degli incontri non si sa, fatto sta che il cliente Russo ha scelto altri e non certo per la qualità del prodotto.
Non sarebbe invece il caso, di creare un unico Ente che operi per divisioni supportando realmente le aziende Italiane ed in particolare le pmi ed affidare le mansioni sopra elencate direttamente alle ambasciate e ai consolati che:
- Hanno già una struttura organizzata e mantenuta per svolgere le funzioni diplomatiche a cui sono demandati;
- Non pare siano oberati di lavoro se non nelle zone cd “a rischio”
- Possiedono l’autorità necessaria per colloqui ed accordi utili a instaurare od implementare iniziative economiche all’estero;
- Potrebbero eventualmente godere di facilitazioni burocratiche per il disbrigo delle pratiche.
Facendo questo si potrebbe sopperire ad alcune inefficiente operative ed aiutare veramente l’imprenditoria Italiana nel processo di internazionalizzazione ormai vitale per la sopravvivenza delle nostre imprese.
In un’ottica più globale gli Enti sopracitati vanno riorganizzati in un’unica struttura ben coordinata e realmente operativa e sottratti alle solite becere influenze politiche nelle nomine dei vertici.
Non possiamo permetterci di perdere altro tempo.
Corrado Bonadeo